Siamo a teatro: in piedi di fronte a noi, sotto le luci incrociate dei riflettori, il vincitore di un premio non meglio identificato scuote la testa con un sorriso stanco e felice insieme, gridando il suo "Grazie, grazie!". L’autore, premiato "per l’insieme della sua opera", punta alla sincerità: dalla routine del ringraziamento passa ben presto alla schiettezza più brutale. Confessa di essersi preparato un discorso (che forse non leggerà mai); candidamente ammette di aver visto consegnare Palme, César, Oscar, Orsi, Leoni, per fare apprendistato, prendendo appunti e ha tratto la conclusione che il ringraziamento è "un genere a sé". Così passa in rassegna i vari modi per dire grazie, dai "ministeriali" ai "familiari", "trasgressivi", "entusiastici"; e ripercorre l’iter personale e professionale che l’ha portato – troppo tardi – al successo. Ricorda la solitudine degli alberghi (più solo di "un minibar abbandonato nella penombra della stanza") e rievoca la sua infanzia scolastica e l’odiato maestro Blamard, finendo con il toccare temi morali che vanno ben oltre l’occasione. Claudio Bisio disegna con il suo consueto vigore creativo una figura nevrotica, contorta, esilarante, di uomo confuso e al tempo stesso brillante, ironico e coinvolgente.
Vuol dire che ho avuto culo a non andarlo a vedere a reggio a dicembre?
Viva la macanza di soldi che non mi permette di vedere cose fighe.
Indi segnatevi per bene.
grazie mille per la segnalazione!
non vedo l’ora! 🙂
quinni