In questi giorni si sente tanto parlare di riduzione del costo del lavoro per fare in modo che l’economia si riprenda un po’.
Il problema però non è da poco eh
Il costo del lavoro si può abbassare ma poi sappiamo tutti che il costo della vita rimane esattamente lo stesso oppure cresce.
Si fa già fatica ad arrivare a fine mese così..
L’idea di fondo sarebbe quella di abbassare i costo del lavoro per attirare investimenti in Itala e per fare in modo che gli imprenditori riescano ad assumere più personale.
Sappiamo però che la classe imprenditoriale media è assolutamente di incapace di fare progetti a lungo termine, e sappiamo pure che i soldi che risparmierebbero non verrebbero spesi per essere messi in cassa.
Nessuno, o quasi, investirebbe in forza lavoro.
I soldi risparmiati non andrebbero in circolo.
La gente prende meno soldi.
Tutti ancora di più nella merda.
Boh son considerazioni di uno che studia economia da poco e che fa fatica a passare gli esami sul sistema produttivo.
So di certo di non aver preso in considerazione 98273489234 fattori.. ma avevo voglia di scriverlo.
Nzomma questa idea sarebbe anche figa se solo fossimo in Italia.
Son sicuro che la gnte che in questo modo ci guadagnerebbe farebbe di tutto per tenersi soldi senza investirli.
And so, my fellow readers, ask not what your country can do for you; ask what you can do for your country, cosa che in pochi riescono ad attuare nel mondo d’oggi.
Beh… io da ignorante ho sempre visto l’economia come un enorme imbuto (o ‘mbùto) ed i soldi guadagnabili come una pioggia versata dentro tramite un annaffiatoio.
Le gente se ne sta seduta sulle gradinate di questo imbuto/stadio: partendo dall’alto troviamo i lavoratori dipendenti, poi, mano a mano che l’imbuto si restringe, ci sono quadri, piccoli imprenditori (no signora Pina, non in quel senso, nonostante le apparenze “Silviolo” rimane un grosso imprenditore), commercianti, dirigenti, manager e così via.
A spartisti la tribuna d’onore in fondo all’imbuto troviamo grandi industriali ed imprenditori edili. Infine, dentro il buco dell’imbuto – laddove tutta la pioggerellina prima o poi finisce – ci sono i finanzieri (no signora Pina, nel senso di banche, assicurazioni e società finanziarie; il 117 è un’altra cosa).
Per motivi di cronaca, potremmo anche menzionare alcuni “portoghesi” che, non avendo nemmeno i soldi per sedersi nel terzo anello, preferiscono scavalcare ed appollaiarsi sui bordi dell’imbuto; sono gli appartenenti alle classi sociali meno abbienti, famiglie che campano con stipendi miseri, pensionati all’abbandono ed ultimamente anche fitte schiere di giovani interinali e cococo. Per loro sfortuna, chi annaffia l’imbuto e ben accorto a non far uscire quasi niente, ed i bordi vengono perlopiù ignorati.
Il funzionamento dell’imbuto è noto a tutti: grazie all’inevitabile forza di gravità, la pioggerellina non risale mai i bordi ma scorre verso il basso. Questo spiega come mai tagliare le tasse alle classi medio alte non arricchisca i poveretti del terzo anello ne tantomeno i portoghesi. Differentemente, quando il denaro viene dirottato verso le classi sociali più povere, finisce comunque speso in beni, e quindi rigettato all’interno dei gradinate inferiori dell’imbuto, oppure messo in banca: in pratica buttato direttamente al fondo dell’imbuto per la gioia dei soliti finanzieri/bancari.
Quando una democrazia funziona male, le classi dirigenti sono più avide (o viceversa), allora si crea un gorgo dalle pareti ripide che tende ad arricchire velocemente chi si trovano verso il fondo ed a sballottare tutti quelli che si trovano immediatamente più in alto. Quando invece funziona bene le pareti degli imbuti si fanno meno scoscese ed il denaro fluisce costantemente nelle casse delle classi sociali più elevate in maniera più lenta ma comunque costante.
Il problema non è quindi l’imbuto. Tutte le società democratiche tendono a generare spontaneamente degli imbuti sociali: è un fenomeno inevitabile e squisitamente naturale. Il problema è “la signora Pina” (o la sua ignoranza se si preferisce), perché quando va a votare, si scatena quel paradossale meccanismo che consente alla democrazia di erodere se stessa proprio tramite il principio su cui è fondata: Il voto della Pina vale quanto il mio.
marco/Terra2
ridurre il costo del lavoro può anche voler dire ridurre i costi associati.RIdurre la TASSAZIONE sul clavoro ne riudce il costo.
Gestire i contratti con fluidità e non per blocchi sindacali permette di ripartire il costo in maniera diversa e meglio ammortizzabile…
santo cielo,mi ha assalita lo spirito della macroeconomia!!salvatemi
alexyr
@regina della macroeconomia
mica a caso a Economia Aziendale ho preso 15 hahahahahaha